Toast gourmet atto ennesimo: la versione di Capotoast
Toast gourmet atto ennesimo: la versione di CapotoastAssaggi
A nastro stanno fioccando toasterie negli angoli più disparati di Milano.
Tutte più o meno con la medesima formula: ingredienti di qualità, DOP e IGP coi secchielli, formati più o meno maxi.
Passo da Capatoast in Piazza Argentina mentre il sole cola a picco in un pigro fine pomeriggio d’aprile. La catena ha punti vendita a Caserta, Napoli, Padova, Roma, Pozzuoli, Torino e, ovviamente, Milano.
Ordino due toast, un Caprese (con fiordilatte dei Monti Lattari, pomodoro di Sorrento e basilico) e un Saporito (con speck dell’Alto Adige IGP, provola dei Monti Lattari e insalata, ovvero lattuga) e spendo 9 €. Arrivo a casa d’amici che sono già freddi quindi francamente ingiudicabili. Ciononostante la mozzarella e lo speck si fanno apprezzare, sebbene ormai rattrappiti. Insomma, per farmi un’idea migliore devo tornare.
Infatti il giorno dopo sono al mio posto, eretto e plastico come un playmobil. Il locale è piccolo, c’è solo il bancone e la parete alle spalle è bucata da una finestrella che comunica con la cucina. Non ci sono posti a sedere, se si è più di 8-10 dentro gli altri possono aspettare fuori. Scruto per bene il menu che si snoda tra diverse fasce come Classic, Special, Light e gli immancabili Gourmet, così come onnipresente è l’opzione Vegetariana.
Domando alle mie papille cosa vorrebbero gustare e mi suggeriscono di estrarne uno dalla zona Classic e la scelta ricade su un Superlativo (con porchetta d’Ariccia, patate al forno e provola dei Monti Lattari) e un altro dalla sezione Gourmet, ovvero un Buongustaio (con mortadella di Bologna IGP, brie, crema di pistacchi). Posso scegliere tra pane bianco, integrale o alle noci. Vado sul primo per entrambi.
È l’ora di pranzo, c’è fila ma ciononostante il servizio è rapido. Faccio tagliare i toast in due, busta di carta nel rispetto dell’ecologia e via verso il parchetto, dove mi apparto con sontuoso appetito.
I toast sono enormi, grandi quanto la mia faccia al netto della barba, che è parecchio folta e lunga, ve l’assicuro. Attacco subito quello con la porchetta. Ingredienti ottimi e sapori ruspanti ma il tutto è troppo secco, la mozzarella fila, sì, ma manca un elemento cremoso che renda più fluido l’insieme.
In compenso il BTOASTTuongustaio mi raddrizza la giornata. La crema di pistacchio non nausea e non unge troppo il pane, il sapore si sintonizza su frequenze delicate e un po’ burrose che appagano il mio palato, soddisfatto anche dall’ottimo supporto del brie. Certo, mortadella & crema di pistacchio è un abbinamento un tantino telefonato e poco gourmet, ma sorvolo su questo dettaglio.
Il pane, che è artigianale, non mi convince granché. Un po’ gommoso, la sera prima aveva un alibi di ferro, il giorno dopo un po’ meno. Nulla di drammatico, sia chiaro, ma l’impasto ha quella tensione che mi induce a masticare quei 2-3 secondi in più. La tostatura è comunque croccante.
Il prezzo è in linea con le altre toasterie, la media va dai 4 ai 6.50 €. Io, per i miei due toast, ho pagato 11 € senza bevande.
Tutte più o meno con la medesima formula: ingredienti di qualità, DOP e IGP coi secchielli, formati più o meno maxi.
Passo da Capatoast in Piazza Argentina mentre il sole cola a picco in un pigro fine pomeriggio d’aprile. La catena ha punti vendita a Caserta, Napoli, Padova, Roma, Pozzuoli, Torino e, ovviamente, Milano.
Ordino due toast, un Caprese (con fiordilatte dei Monti Lattari, pomodoro di Sorrento e basilico) e un Saporito (con speck dell’Alto Adige IGP, provola dei Monti Lattari e insalata, ovvero lattuga) e spendo 9 €. Arrivo a casa d’amici che sono già freddi quindi francamente ingiudicabili. Ciononostante la mozzarella e lo speck si fanno apprezzare, sebbene ormai rattrappiti. Insomma, per farmi un’idea migliore devo tornare.
Infatti il giorno dopo sono al mio posto, eretto e plastico come un playmobil. Il locale è piccolo, c’è solo il bancone e la parete alle spalle è bucata da una finestrella che comunica con la cucina. Non ci sono posti a sedere, se si è più di 8-10 dentro gli altri possono aspettare fuori. Scruto per bene il menu che si snoda tra diverse fasce come Classic, Special, Light e gli immancabili Gourmet, così come onnipresente è l’opzione Vegetariana.
Domando alle mie papille cosa vorrebbero gustare e mi suggeriscono di estrarne uno dalla zona Classic e la scelta ricade su un Superlativo (con porchetta d’Ariccia, patate al forno e provola dei Monti Lattari) e un altro dalla sezione Gourmet, ovvero un Buongustaio (con mortadella di Bologna IGP, brie, crema di pistacchi). Posso scegliere tra pane bianco, integrale o alle noci. Vado sul primo per entrambi.
È l’ora di pranzo, c’è fila ma ciononostante il servizio è rapido. Faccio tagliare i toast in due, busta di carta nel rispetto dell’ecologia e via verso il parchetto, dove mi apparto con sontuoso appetito.
I toast sono enormi, grandi quanto la mia faccia al netto della barba, che è parecchio folta e lunga, ve l’assicuro. Attacco subito quello con la porchetta. Ingredienti ottimi e sapori ruspanti ma il tutto è troppo secco, la mozzarella fila, sì, ma manca un elemento cremoso che renda più fluido l’insieme.
In compenso il BTOASTTuongustaio mi raddrizza la giornata. La crema di pistacchio non nausea e non unge troppo il pane, il sapore si sintonizza su frequenze delicate e un po’ burrose che appagano il mio palato, soddisfatto anche dall’ottimo supporto del brie. Certo, mortadella & crema di pistacchio è un abbinamento un tantino telefonato e poco gourmet, ma sorvolo su questo dettaglio.
Il pane, che è artigianale, non mi convince granché. Un po’ gommoso, la sera prima aveva un alibi di ferro, il giorno dopo un po’ meno. Nulla di drammatico, sia chiaro, ma l’impasto ha quella tensione che mi induce a masticare quei 2-3 secondi in più. La tostatura è comunque croccante.
Il prezzo è in linea con le altre toasterie, la media va dai 4 ai 6.50 €. Io, per i miei due toast, ho pagato 11 € senza bevande.
6
8
6
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