Jonnypizzaportafoglio: la pizza napoletana su 3 ruote

Jonnypizzaportafoglio: la pizza napoletana su 3 ruote
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Ormai lo avrete capito: da queste parti la pizza è considerata sacra. Il prodotto italiano per antonomasia, troppo spesso abusato, reso banale o “corrotto” da interpretazioni devianti che ne minano immagine, gusto e valori nutrizionali.

Il ruolo fondamentale per il mantenimento della tradizione ancora oggi è in gran parte in mano alla cultura partenopea, abile a promuovere e diffondere la meraviglia della pizza verace, contribuendo a colmare le frequenti lacune di conoscenza dei consumatori.

Nel milanese l’eco tarda ancora ad arrivare, ma qualche saldo esponente della tradizione partenopea non si è fatto sconvolgere dalla tendenza dei nostri compaesani per una pizza mal studiata ed indigesta. Tra questi spiccano senza ombra di dubbio Giovanni Kahn Della Corte con il suo affermato marchio dal pittoresco nome di Johnnypizzaportafoglio.

L’idea è tutt’altro che semplice, ma ambiziosa e di discreto successo: il napoletano ha creato e brevettato un Ape Piaggio rivisitata che diventa, con qualche accorgimento, una minipizzeria completa di tutto l’occorrente, ovvero sponde apribili su tre lati, forno a legna su base rotonda rivestito di mattonelle palladiane, davanzale in pietra lavica e canna fumaria smontabile in ferro, oltre a due comodi piani di lavoro con ribalta.

Tutt’altro che un semplice luogo di ristorazione, il progetto Ape Pizza diviene un vero e proprio business, con possibilità di vendita in doppio formato per l’allestimento nei locali (Johnny Pizzamart per gli spazi con superficie d’ingresso superiore ai 6 metri e Johnny Pizzashop per i locali di almeno 50 metri quadri) o di noleggio per feste o eventi privati, con pizzaiolo e fornaio a completare il caratteristico allestimento fatto di sedie a forma di barattoli di “pummarola”, muratura di mattoni bianchi, cassette con paglia e pomodori o bottiglie di pelati come punti luce.
Noi siamo stati nel Pizzashop di Milano in zona Bocconi, e vi possiamo assicurare che l’impatto scenico, oltre che quello degustativo, sono assicurati.

Il menù è vario, ma semplice: nessun abuso, ma solo sapori unici e semplici della cucina partenopea, adatta a un format il più vicino possibile al concetto di street food. Le pizze sono 16, nove di queste sono disponibili a portafoglio, la pizza originale, introvabile se non a Napoli.

Impasto soffice, leggero e ben digeribile, ma quel che sorprende sono gli ingredienti, freschissimi e di elevata qualità, un fattore riconoscibilissimo nei modi d’uso napoletani, che da sempre premiano la ricerca e la provenienza piuttosto che la quantità e la disattenzione.

Completano il corredo una selezione di fritti degni di questo nome; si dice che nessuno sappia friggere come i napoletani, vi assicuro che dopo aver assaggiato i Paccheri, le Crocché o le Montanare tale sentenza non vi sembrerà poi tanto esagerata.

I prezzi sono decisamente inferiori alla media, specie per la piazza milanese; per le pizze non si superano mai i 7.5 euro, a cui arrivano solo su un paio di prodotti dagli ingredienti maggiormente pregiati, e in sostanza non ci si discosta molto dai costi della provincia, a una qualità però di molto superiore.

Ma quel che più ci ha reso contenti è stato il servizio, cordiale e accogliente, pieno di consigli, sorrisi e convivialità. Il locale è piccolo per definizione, ma è impossibile non sentirsi in un clima casalingo.

I nostri consigli? Da provare assolutamente la qualità del presidio slowfood della Spongilla (fior di latte di agerola, pomodorino del piennolo del vesuvio e olio Gargiulo D.O.P. a crudo), la Pizza fritta di donna Carmela (pomodoro, mozzarella e basilico) e la Regina Margherita (margherita con fior di latte e provola), scelte semplici ma fondamentali come sempre per attestare la qualità del prodotto italiano di cui andiamo più fieri.


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Voto finale
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