ZIA ESTERINA: COM'E' LA PIZZA FRITTA DI SORBILLO?
ZIA ESTERINA: COM'E' LA PIZZA FRITTA DI SORBILLO?Assaggi
Fanfare salivali e unti squilli di tromba hanno accompagnato l’avvento in suolo meneghino di Zia Esterina, il tempio della pizza fritta di Gino Sorbillo. I più maliziosi hanno sottolineato la localizzazione poco distante dagli storici panzerotti di Luini, giusto una traversa a ridosso di via Agnello ma creare diatribe inesistenti è un po’ il pane raffermo del gossip gastronomico.
Ma andiamo al dunque. È un’assolata pausa pranzo, mi accodo alla fila che arriva fino in strada ma solo perché il locale è microscopico. La cucina è a vista e i pizzaioli sono affaccendati a sbolognare comande a iosa.
La scelta del ripieno è ridotta, m’incuriosisce quello con ingrediente segreto ma alla fine opto per prosciutto cotto nazionale, pomodoro, ricotta di bufala e una bella botta di pepe.
Attendo un tempo invero misero e viene chiamato il numero che mi consente di acciuffare la mia pizza fritta e trangugiarla senza pietà.
È un pezzo bello grosso. Unto senza grondare, la superficie è croccante, l’interno sottile e morbido. L’impasto però è un po’ troppo sapido.
Mordo e mordo e rimordo, del ripieno neanche l’ombra. Per intercettarlo devo superare i tre quarti e per farlo fuori mi ci vogliono quattro-morsi-4 contati. Non molto, mi vien da dire.
Vabbè, ma sto ripieno com’è? Buono ma senza eccellere, dalla temperatura vicina a quella della lava del Vesuvio. Primeggiano la ricotta di bufala, fisiologicamente liquefatta per via del calore, e il pepe. Prosciutto a cubetti in quantità optional, pomodoro giusto per dare un vago colorito a un miscuglio altrimenti esangue.
Non mi metto a far paragoni idioti con pietanze simili a zonzo per lo stivale e le isole, ma ho mangiato robe ben più memorabili e appaganti. Ma sarà forse un po’ colpa delle aspettative e dell’hype ronzante tutt’intorno che ero speranzoso di insozzarmi a ogni morso, di rincorrere il ripieno per strada tanto ce ne stava e invece è stato un assaggio civile senza neanche ruttino proferire? Può darsi.
In compenso la digestione è rapida e senza intoppi, in un batter di succhi gastrici digerisco perfettamente senza neanche dovermi attaccare a un silos d’acqua. Nota di merito.
Ogni pezzo costa 3,50 € in linea coi prezzi milanesi e tale e quale quello di Zia Esterina a Napoli, là dove tutto nacque.
Ma andiamo al dunque. È un’assolata pausa pranzo, mi accodo alla fila che arriva fino in strada ma solo perché il locale è microscopico. La cucina è a vista e i pizzaioli sono affaccendati a sbolognare comande a iosa.
La scelta del ripieno è ridotta, m’incuriosisce quello con ingrediente segreto ma alla fine opto per prosciutto cotto nazionale, pomodoro, ricotta di bufala e una bella botta di pepe.
Attendo un tempo invero misero e viene chiamato il numero che mi consente di acciuffare la mia pizza fritta e trangugiarla senza pietà.
È un pezzo bello grosso. Unto senza grondare, la superficie è croccante, l’interno sottile e morbido. L’impasto però è un po’ troppo sapido.
Mordo e mordo e rimordo, del ripieno neanche l’ombra. Per intercettarlo devo superare i tre quarti e per farlo fuori mi ci vogliono quattro-morsi-4 contati. Non molto, mi vien da dire.
Vabbè, ma sto ripieno com’è? Buono ma senza eccellere, dalla temperatura vicina a quella della lava del Vesuvio. Primeggiano la ricotta di bufala, fisiologicamente liquefatta per via del calore, e il pepe. Prosciutto a cubetti in quantità optional, pomodoro giusto per dare un vago colorito a un miscuglio altrimenti esangue.
Non mi metto a far paragoni idioti con pietanze simili a zonzo per lo stivale e le isole, ma ho mangiato robe ben più memorabili e appaganti. Ma sarà forse un po’ colpa delle aspettative e dell’hype ronzante tutt’intorno che ero speranzoso di insozzarmi a ogni morso, di rincorrere il ripieno per strada tanto ce ne stava e invece è stato un assaggio civile senza neanche ruttino proferire? Può darsi.
In compenso la digestione è rapida e senza intoppi, in un batter di succhi gastrici digerisco perfettamente senza neanche dovermi attaccare a un silos d’acqua. Nota di merito.
Ogni pezzo costa 3,50 € in linea coi prezzi milanesi e tale e quale quello di Zia Esterina a Napoli, là dove tutto nacque.
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