Piccola Ischia, una fetta della pizza di Milano
Piccola Ischia, una fetta della pizza di MilanoAssaggi
Prima che il tuo vicino di casa iniziasse a parlare di lievitazione, prima che Report provasse ad assassinare la pizza napoletana e prima che la gente comprasse i libri di Gabriele Bonci per farla a casa, a Milano si mangiava la stessa pizza mediamente mediocre di adesso. Solo che nessuno se ne lamentava.
Per esempio, 10 anni fa chi voleva mangiare napoletana a Milano andava in un pugno di pizzerie, tra cui Piccola Ischia. Io usavo andare a quella in Viale Abruzzi. Tavoli spartani, arredamento blu mare stile cazzotto in un occhio, servizio rapido e un gestore non esattamente simpatico. Digestione sempre abbastanza faticosa e qualità discontinua. Nelle migliori versioni si avvicinava abbastanza a una vera pizza di Napoli, nelle peggiori era cruda e mal lievitata.
Ho smesso di andarci perché è aumentata l’offerta, non lavoro più nei paraggi e la china mi sembrava nettamente discendente, specie a pranzo: lunghe attese, mediocri risultati. Le code però non sono mai diminuite, avranno ragione loro.
Ci sono tornato e le cose non sono migliorate. La gestione è rimasta inutilmente scorbutica, la qualità della materia prima inferiore e su tre pizze arrivate al tavolo le cotture erano tutte diverse. Bruciata la margherita, con alveoli pronunciati ma pasta cruda nel cornicione, più equilibrata la quattro stagioni, discreta quella con salsiccia e friarelli, la più gustosa del lotto, ma anche quella da drammatica sete notturna.
Per esempio, 10 anni fa chi voleva mangiare napoletana a Milano andava in un pugno di pizzerie, tra cui Piccola Ischia. Io usavo andare a quella in Viale Abruzzi. Tavoli spartani, arredamento blu mare stile cazzotto in un occhio, servizio rapido e un gestore non esattamente simpatico. Digestione sempre abbastanza faticosa e qualità discontinua. Nelle migliori versioni si avvicinava abbastanza a una vera pizza di Napoli, nelle peggiori era cruda e mal lievitata.
Ho smesso di andarci perché è aumentata l’offerta, non lavoro più nei paraggi e la china mi sembrava nettamente discendente, specie a pranzo: lunghe attese, mediocri risultati. Le code però non sono mai diminuite, avranno ragione loro.
Ci sono tornato e le cose non sono migliorate. La gestione è rimasta inutilmente scorbutica, la qualità della materia prima inferiore e su tre pizze arrivate al tavolo le cotture erano tutte diverse. Bruciata la margherita, con alveoli pronunciati ma pasta cruda nel cornicione, più equilibrata la quattro stagioni, discreta quella con salsiccia e friarelli, la più gustosa del lotto, ma anche quella da drammatica sete notturna.

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