Hambistro si rifà le vesti. E vince tutto con l'hot dog
Hambistro si rifà le vesti. E vince tutto con l'hot dog Assaggi
Restyling. Può essere una brutta parola, specie se legata al cibo, anzi al food, ormai imperversato da inglesismi indomiti e urticanti.
A rifarsi il vestito, da ormai un paio di settimane, e a diversificare l’offerta è stato Hambistro, piccola e gustosa hamburgeria (e zupperia) in via Savona, sotto la stessa gestione di Amuse Bouche e i due Maido.
Il suo peccato capitale era quello di essere stata tra le prime in città e a Milano la ricerca del nuovo e del diverso è così febbrile, da diventare spesso sfiancante. Quindi bisogna cambiare, perché cambiano i gusti. Cambiano le persone.
E si moltiplicano i vegani.
La cosa interessante, però, del nuovo Hambistro è che tutto pare essere riuscito nei minimi dettagli. Esteriori e mascellari. Divertente l’allestimento e il design, essenziale l’offerta, sorprendenti i risultati.
Posso levarmi il broncio, rilassarmi e scrivere come un giovane.
Permangono gli hamburger con i 4 a base manzo (tra i 6.5 e gli 8 euro nelle versioni single) a cui si aggiunge quello di tonno, disponibile solo il venerdì e il sabato. Non l’ho provato, ma i classici sono gustosi e senza troppi fronzoli. Efficaci. Come le patatine.
Come premesso si moltiplica l’offerta vegana, anzi veggie (…): niente tofu e seitan però, ma broccoli, porri e ceci come base - con senape al miele, salsa bbq affumicata e basilico, cipolla caramellata - o patate dolci, piselli,rosmarino e bietole, servito con cipolle caramellate, maionese ed erba cipollina.
Ben concepiti, ma il mio problema rimangono le consistenze. E il pensiero che un hamburger debba sapere di carne! Ok, uccidetemi.
Se devo stare leggere però preferisco l’avocado toast, con i ravanelli marinati e la ricotta. Pollice su.
Poi, la sorpresa: gli hot dog. Mai andato matto per il cane caldo, eppure da Hambistro hanno trovato la quadratura abbinando a un’ottimo wurstel Weisswurst, gli ingredienti giusti.
Vince tutto lo Spicy Dog, dove spicca una maionese al sesamo da assuefazione, dei peperoni arancioni saltati e il porro fritto. Un morso sanamente laido, con pernacchia interiore al broccolo del veglie burger. Difficile gestirlo, ma una buona birra artigianale bella acida lo accompagna bene.
Mi raccontano esistere anche delle minicotolette con panatura alla siciliana e vari dolci su cui non mi soffermo. Benché il tiramisù sembra meritare. Ma nel menù scrivono “destrutturato” e mi ritorna il broncio.
A rifarsi il vestito, da ormai un paio di settimane, e a diversificare l’offerta è stato Hambistro, piccola e gustosa hamburgeria (e zupperia) in via Savona, sotto la stessa gestione di Amuse Bouche e i due Maido.
Il suo peccato capitale era quello di essere stata tra le prime in città e a Milano la ricerca del nuovo e del diverso è così febbrile, da diventare spesso sfiancante. Quindi bisogna cambiare, perché cambiano i gusti. Cambiano le persone.
E si moltiplicano i vegani.
La cosa interessante, però, del nuovo Hambistro è che tutto pare essere riuscito nei minimi dettagli. Esteriori e mascellari. Divertente l’allestimento e il design, essenziale l’offerta, sorprendenti i risultati.
Posso levarmi il broncio, rilassarmi e scrivere come un giovane.
Permangono gli hamburger con i 4 a base manzo (tra i 6.5 e gli 8 euro nelle versioni single) a cui si aggiunge quello di tonno, disponibile solo il venerdì e il sabato. Non l’ho provato, ma i classici sono gustosi e senza troppi fronzoli. Efficaci. Come le patatine.
Come premesso si moltiplica l’offerta vegana, anzi veggie (…): niente tofu e seitan però, ma broccoli, porri e ceci come base - con senape al miele, salsa bbq affumicata e basilico, cipolla caramellata - o patate dolci, piselli,rosmarino e bietole, servito con cipolle caramellate, maionese ed erba cipollina.
Ben concepiti, ma il mio problema rimangono le consistenze. E il pensiero che un hamburger debba sapere di carne! Ok, uccidetemi.
Se devo stare leggere però preferisco l’avocado toast, con i ravanelli marinati e la ricotta. Pollice su.
Poi, la sorpresa: gli hot dog. Mai andato matto per il cane caldo, eppure da Hambistro hanno trovato la quadratura abbinando a un’ottimo wurstel Weisswurst, gli ingredienti giusti.
Vince tutto lo Spicy Dog, dove spicca una maionese al sesamo da assuefazione, dei peperoni arancioni saltati e il porro fritto. Un morso sanamente laido, con pernacchia interiore al broccolo del veglie burger. Difficile gestirlo, ma una buona birra artigianale bella acida lo accompagna bene.
Mi raccontano esistere anche delle minicotolette con panatura alla siciliana e vari dolci su cui non mi soffermo. Benché il tiramisù sembra meritare. Ma nel menù scrivono “destrutturato” e mi ritorna il broncio.

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