A volte la tradizione è pura retorica. Un orpello di cui fare a meno, una scusa per non evolversi, anzi per peggiorare. Vi dicono qualcosa Luini e Spontini, precedentemente un po' maltrattati da queste parti?

Altre volte, invece, la tradizione ha il sapore della costanza, della qualità e del valore del lavoro. Una sensazione che invade l'avventore entrando nel mitico Bar Quadronno, e che si amplifica mentre si morde uno dei loro storici panini. Che sembrano stare lì per confermare che non tutto è assoggettabile alle mode.

Eleganza meneghina classica in un quartiere bello e austero si appoggiano su un servizio di efficacia cartesiana. Rapido, gentile, di quell'affabilità non ingessata e ruffiana, ma formata con l'esperienza e la conoscenza delle esigenze dei clienti.

La lista panini è lunga, ricca e stimolante. Difficile sbagliare, ma come non consigliare l'omonimo Quadronno. Lingua, pomodoro, tabasco e salsa quadronno: saporito, speziato, dai gusti definiti e decisi. Godimento alto. Ottima la matieria prima, compreso il pane (non è rilievo da poco) e davvero notevoli le salse fatte in casa.

I prezzi, lo abbiamo anticipati, sono alti, soprattutto non differenziati e mangiare a 7.50 una panino con la mortadella o con la bresaola magari convince poco, però, ancora una volta, qui funziona così. Prendere o lasciare. 

Io ho preso e fatto il bis, pasteggiando con un'ottima birra Keiler Weizer (weisse tedesca versante acidulo-fresco, non bananosa e stucchevole per capirci). Insieme a G.B. Bar il miglior panino di Milano, con la preferenza per quest'ultimo per il minor attentato alle finanze del cliente.