AMORE PER L'HAMBURGER: LA RECENSIONE DI LOVE EAT
AMORE PER L'HAMBURGER: LA RECENSIONE DI LOVE EATAssaggi
Abbiamo già avuto occasione di parlarvi della graduale ma costante diffusione dell’hamburger gourmet. Non a caso avevamo citato tra gli esempi più calzanti l’hamburgeria Love Eat – Burgers & More di Castellanza, nata nel 2011 da un’idea di Marco Molinari.
Il concetto può sembrare ora semplice, ma non lo era affatto ai tempi; trasformare un piatto povero e comunemente associato al junk food è uno dei punti focali sui quali i promotori di tale iniziativa si dovettero e devono ancora scontrarsi. Dimostrare insomma che non siamo di fronte necessariamente a un piatto semplice, grasso, standardizzato e reperibile a basso prezzo.
Uno dei punti di forza dell’hamburger (ed il principale motivo per cui chi vi scrive ne è talmente appassionato da perdurare da anni in studi e sperimentazioni) è la sua attitudine naturale a prestarsi ad un potenziale infinito di abbinamenti tra ingredienti, spaziando tra i semplici ai più qualitativi e ricercati, diversificandosi, come dicevamo, nelle due categorie di hamburger fast-food e hamburger gourmet.
Nel milanese il Love Eat è stato uno dei primi locali a spingere volutamente sulla seconda tendenza, partendo dall’ambiente, profondamente elegante nell’arredamento, nel portamento dei dipendenti e nelle scelte di menù e arrivando alla carta dei vini e delle birre artigianali.
Punto di interesse è però, ovviamente, l’hamburger. Difficilmente tornando dopo un semestre troverete lo stesso menù proposto in precedenza: obiettivo chiaro del proprietario è infatti variare la scelta, proponendo le sue sempre valide sperimentazioni, tutte ricercate nel gusto e perfettamente testate; la quantità degli ingredienti che accompagnano la carne è sempre dosata con attenzione, e non risulta mai sovrastante nel sapore, mentre il pane di farine biologiche viene preparato giorno dopo giorno e scaldato prima del servizio per renderne la superficie croccante al punto giusto.
Ma la regina è la carne, come è giusto aspettarsi: Fassona di almeno 36 mesi proveniente dalla pluricertificata macelleria Oberto di Alba, la cui qualità è imprescindibile al palato. Inutile dire che si scioglie letteralmente in bocca, peccando forse un po’ sulla differenziazione delle cotture, dove abbiamo notato una tendenza all’eccessivamente crudo se richiesto un hamburger al sangue, al sangue se medio e troppo cotto se ben cotta. Nessun problema per gli amanti della carne rossa in tutte le sue forme, ma alcuni clienti potrebbero risentire di questa mancanza.
Il contorno varia anch’esso a seconda del periodo, ma rimane sempre e comunque di stampo artigianale: dalle verdure grigliate alle chips “fine de ratte”, dalle patate arrosto a quelle al cartoccio.
Negli anni il Love Eat ha esteso le sue proposte e la sua qualità ai salumi Marco d’Oggiono e alle carni pregiate, creando spesso eventi settimanali a prezzo conveniente per dar prova di tali prodotti.
Il prezzo è notoriamente superiore alla media: parliamo di panino più contorno che varia dai 12 ai 15 euro, ma si tratta di cifre ampiamente giustificate dall’enorme qualità, ed è ovviamente anche una chiara scelta di mercato, per la quale i “lamentoni” farebbero bene a rendersene conto.
Difficile darvi un consiglio per un assaggio data la variabilità del menù, ma possiamo dirvi le ultime vittorie testate: si va dal Rocky (pane bio ai semi di sesamo, manzo, provola silana affumicata, zucchine grigliate e salsa verde) al Chick (pane bio ai semi di sesamo, manzo, burrata di gioia del colle, friarielli e salsa al peperoncino).
Il concetto può sembrare ora semplice, ma non lo era affatto ai tempi; trasformare un piatto povero e comunemente associato al junk food è uno dei punti focali sui quali i promotori di tale iniziativa si dovettero e devono ancora scontrarsi. Dimostrare insomma che non siamo di fronte necessariamente a un piatto semplice, grasso, standardizzato e reperibile a basso prezzo.
Uno dei punti di forza dell’hamburger (ed il principale motivo per cui chi vi scrive ne è talmente appassionato da perdurare da anni in studi e sperimentazioni) è la sua attitudine naturale a prestarsi ad un potenziale infinito di abbinamenti tra ingredienti, spaziando tra i semplici ai più qualitativi e ricercati, diversificandosi, come dicevamo, nelle due categorie di hamburger fast-food e hamburger gourmet.
Nel milanese il Love Eat è stato uno dei primi locali a spingere volutamente sulla seconda tendenza, partendo dall’ambiente, profondamente elegante nell’arredamento, nel portamento dei dipendenti e nelle scelte di menù e arrivando alla carta dei vini e delle birre artigianali.
Punto di interesse è però, ovviamente, l’hamburger. Difficilmente tornando dopo un semestre troverete lo stesso menù proposto in precedenza: obiettivo chiaro del proprietario è infatti variare la scelta, proponendo le sue sempre valide sperimentazioni, tutte ricercate nel gusto e perfettamente testate; la quantità degli ingredienti che accompagnano la carne è sempre dosata con attenzione, e non risulta mai sovrastante nel sapore, mentre il pane di farine biologiche viene preparato giorno dopo giorno e scaldato prima del servizio per renderne la superficie croccante al punto giusto.
Ma la regina è la carne, come è giusto aspettarsi: Fassona di almeno 36 mesi proveniente dalla pluricertificata macelleria Oberto di Alba, la cui qualità è imprescindibile al palato. Inutile dire che si scioglie letteralmente in bocca, peccando forse un po’ sulla differenziazione delle cotture, dove abbiamo notato una tendenza all’eccessivamente crudo se richiesto un hamburger al sangue, al sangue se medio e troppo cotto se ben cotta. Nessun problema per gli amanti della carne rossa in tutte le sue forme, ma alcuni clienti potrebbero risentire di questa mancanza.
Il contorno varia anch’esso a seconda del periodo, ma rimane sempre e comunque di stampo artigianale: dalle verdure grigliate alle chips “fine de ratte”, dalle patate arrosto a quelle al cartoccio.
Negli anni il Love Eat ha esteso le sue proposte e la sua qualità ai salumi Marco d’Oggiono e alle carni pregiate, creando spesso eventi settimanali a prezzo conveniente per dar prova di tali prodotti.
Il prezzo è notoriamente superiore alla media: parliamo di panino più contorno che varia dai 12 ai 15 euro, ma si tratta di cifre ampiamente giustificate dall’enorme qualità, ed è ovviamente anche una chiara scelta di mercato, per la quale i “lamentoni” farebbero bene a rendersene conto.
Difficile darvi un consiglio per un assaggio data la variabilità del menù, ma possiamo dirvi le ultime vittorie testate: si va dal Rocky (pane bio ai semi di sesamo, manzo, provola silana affumicata, zucchine grigliate e salsa verde) al Chick (pane bio ai semi di sesamo, manzo, burrata di gioia del colle, friarielli e salsa al peperoncino).

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