ALICE PIZZA A ROZZANO: LA NOSTRA RECENSIONE

ALICE PIZZA A ROZZANO: LA NOSTRA RECENSIONE
Assaggi

Di cosa sia Alice Pizza e del suo obiettivo, finora centrato, di proporre pizza al taglio di qualità su larga scala, ne abbiamo già parlato. Non potevamo però non passare in quel di Rozzano per aggiornare o confermare le nostre impressioni.

Premessa doverosa: chi scrive è una "romana de Ostia", cresciuta a "mille lire di pizza bianca" (guai a chiamarla focaccia). Quindi la pizza romana per me è una cosa seria. Molto seria. Sopratutto da quando vivo a Milano, città diversamente pizzocentrica, e sbavo dietro al profilo instagram di Roscioli e Bonci. O faccio sogni a luci rosse sul fornaio sotto casa di mamma.

Ringrazio la polizia stradale di Olgiate Olona (che ha deciso qualche mese fa di trattenere temporaneamente la mia patente) e, con lo stoicismo tipico di chi si immola alla causa, mi avvio verso la fermata del 15, per un viaggio di mezz'ora alla volta del centro commerciale Fiordaliso.

Perché Alice Pizza, almeno a Milano, è situata nei centri commerciali e dover sbranare la mia amata in questi tragici agglomerati è un ulteriore segnale che la pizza a Milano continua a non ricevere lo spazio che si merita.

Bando alle ciance: Alice si presenta moderno e pulito, con quel tocco shabby chic/country un po' scontato, ma essenziale e nordico allo stesso tempo. La caratterizzazione non è certosina, tanto che se non fosse per le grafiche in cui ti spiegano gli ingredienti, potrebbe essere una rosticceria, una briocheria, una pasticceria, un ferramenta.

Arrivo, prendo il numeretto e studio il piano d'attacco con il mio fedele e paziente accompagnatore. Decidiamo per margherita, crostino, con patate, e infine una con le zucchine.  Insomma, i classici imprescindibili da non sbagliare per non perdere un buon cliente.

Ordino la mia pizza. E qui entra in gioco il discorso del potenziale. Sarà che l'attività è in rodaggio, ma la signorina - tra l'altro sgarbata e nel mezzo di una discussione con la collega - non sa dirmi che pizze ci siano in uscita e il banco piange. Soprassiedo e, con il mio vassoio arduamente conquistato, do il via alla prova d'assaggio.

La pasta è leggera, per niente unta, la base ben biscottata (forse troppo, ma la penalizza la riscaldata nel fornetto sporco), l'alveolatura ben sviluppata. 

Il condimento, ecco, qui cade l'asino. Ma l'avevamo già detto che è la componente più variabile di Alice. Mentre il crostino è equilibrato e saporito, con il fiordilatte cremoso e fondente e il prosciutto, rimasto protetto dal calore, ancora tenero e succulento, la margherita mi lascia a bocca asciutta.

Non è particolarmente espressa e il formaggio sopra non fila più, togliendo l'x factor di goduria del filo di pasta filante che ti cade sul mento quando dopo averla morsa la allontani dalla bocca.

Quella con le zucchine manca di gusto e personalità, ma forse è anche colpa mia per aver scelto un ingrediente non di stagione.

Torno al banco, ordino una provola affumicata e pancetta coppata. Non male, la pancetta appena affettata è aggiunta a cottura ultimata è delicata e fondente, la provola recupera il filamento che mi è stato brutalmente negato dalla margherita.

Bevo acqua, ma offrono anche birra artigianale del birrificio Opera.

La prova digestione la supera, ulteriore riprova che l'impasto di qualità è reale e non la solita retorica tanto in voga. 

La spesa è onestissima, 9.60 euro per i tre tranci, un'acqua e una coca zero. Forse per questo siamo a un centro commerciale. Forse per questo si potrebbe pretendere di più, ma ci si accontenta.
 


6

6

7
9
Voto finale
Condividi

Potrebbe interessarti...